Quanto conosci davvero i tuoi genitori?

Un articolo di Alessandro Carli

 

Questo articolo è il “rovesciamento” di fronte rispetto a quello che ho pubblicato la settimana scorsa a proposito di quanto i genitori si facciano conoscere veramente dai loro figli.

In quell’articolo scrivevo appunto che mentre i genitori conoscono bene i loro figli, il contrario avviene molto meno di frequente, ed è spesso il motivo per cui i figli si sentono autorizzati a giudicare i loro genitori, soprattutto per il rapporto che questi ultimi hanno – o hanno avuto – coi primi.

Troppo spesso ho avuto a che fare con giovani (e anche non così giovani) adulti che provavano un astio tale per almeno uno dei genitori (tipicamente tra figlio maschio e padre… ma non solo), da indurli ad interrompere qualsiasi rapporto con la famiglia d’origine una volta usciti di casa.

Questo è non solo triste, ma inaccettabile.

A meno che i genitori (o uno dei due) non abbiano avuto comportamenti violenti o perfino abusivi nei confronti dei loro figli, niente può giustificare la scelta di interrompere ogni legame con la famiglia. E anche nel caso di genitori violenti o assenti, è necessario che i giovani – o anche meno giovani – trovino il modo di ritrovare almeno una parvenza di rapporto con chi li ha comunque cresciuti e accuditi, per quanto il modo possa essere stato discutibile.

Questo è necessario non tanto per una questione prettamente morale, che comunque c’è, ma per il fatto che in questi casi chi finisce per pagare il prezzo più alto non sono i genitori, che per un distorto senso di giustizia potrebbe anche starci; ma i figli stessi, che recidendo del tutto il rapporto con la famiglia d’origine (spesso anche con fratelli e sorelle, magari solo per aver invece deciso di continuare ad avere un rapporto coi genitori), si trovano spersi, confusi, con pochi o deviati punti di riferimento e, soprattutto, emotivamente vulnerabili.

 

Se il genitore non prende l’iniziativa, lo facciano i figli

Lasciare la famiglia per disaccordi non è una buona scelta, per il semplice motivo che ovunque si vada, ci si porta dietro una frattura che non guarirà mai. Nemmeno rimanere in famiglia controvoglia scambiando a malapena due parole, però, è una valida alternativa.

Nel mio ultimo articolo spiegavo cosa può fare un genitore per farsi conoscere dai propri figli perché credo che sia lì la vera causa del problema. Tuttavia, per una buona parte dei casi, i genitori potrebbero avere grossi problemi ad aprirsi ai loro figli per una miriade di motivi: sensi di colpa, senso d’inadeguatezza, paura del giudizio, paura di perdere la faccia e la propria autorità (soprattutto nel caso del padre), paura di esporsi, falso pudore, doversi mettere in discussione… non è proprio robetta di poco conto e fa rabbrividire il pensiero di quanti genitori si siano portati nella tomba tutta questa immondizia!

I genitori hanno molto da perdere dal non fare niente in proposito, è vero… ma anche i figli. L’odio e la rabbia di questi verso i primi sono spesso il sintomo di un amore percepito come non corrisposto e di aspettative tradite… ma l’amore che lega i genitori ai figli – e viceversa – è indissolubile e più si cerca di reprimerlo e più ci tormenta.

Non abbiamo scelta: è necessario risolvere il conflitto e se il genitore è troppo oppresso da tutto ciò che ho elencato prima, allora sono i figli che dovranno prendere di petto la questione se non vorranno in un futuro prossimo ritrovarsi in questa stessa situazione… ma a parti inverse! Già, perché succede molto spesso che un conflitto irrisolto induca inconsapevolmente i figli ad attuare a loro volta verso i loro figli gli stessi comportamenti ed atteggiamenti che tanto deprecavano del genitore con cui hanno/avevano problemi e che non gli hanno mai perdonato.

 

Cosa fare per cambiare le cose

Ci sono alcuni passaggi che un figlio può fare per cambiare il proprio rapporto coi suoi genitori, in maniera molto semplice, ma al tempo stesso potente per tutti.

Scegli un posto ed un momento tranquillo per parlare – Dì al genitore con cui hai un conflitto più o meno latente che avresti piacere di parlargli. Dovunque fuorché a casa, dove spesso si discute e litiga, poiché è piena di “àncore” negative che potrebbero interferire in un dialogo che dev’essere aperto e profondo. Meglio all’aperto, in una bella giornata, magari in un posto silenzioso in mezzo alla natura (se sei in città, anche in un parco).

Inizia a parlare di te – Non partire col terzo grado, ma con te. Se non sei a tua volta genitore non puoi capire quanto sia difficile per lui, proprio perché ti ama, aprirsi e riconoscere i propri errori. Se, invece, gli parli di te e di come vorresti avere con lui un rapporto più forte e profondo, senza assolutamente accusarlo di nulla, lo predisponi ad aprirsi.

Chiedigli di raccontarti la sua storia – Chiedigli di lui, del suo passato, dei suoi genitori e del rapporto che aveva con loro, delle sue sfide, delle sue delusioni, dei suoi successi, dei suoi dubbi, delle sue paure… più sai di lui, più lo conosci, più riesci ad identificarti con lui. E più ancora di quello che ti dice, osserva “come” lo dice. Fai caso ai momenti in cui lo vedi più teso o più in difficoltà.  Di cosa stava parlando in quel momento? Approfondisci, ma soprattutto, ascolta col cuore, non con la mente, senza mai MAI giudicare… nemmeno in positivo!

Soffermati sugli episodi in cui ti riconosci – Se il genitore  ti parla di situazioni che anche tu vivi o che hai vissuto, diglielo. Chiedigli come ha gestito quelle situazioni, cosa ne ha tratto, cos’ha imparato. Potresti anche chiedergli di darti un consiglio su ciò che stai vivendo tu. Questo è molto potente, perché gli stai facendo capire che, nonostante tutti i malintesi e i litigi, tu lo consideri ancora un genitore, un prezioso riferimento per te.

Niente ringraziamenti, niente scuse, solo feedback – Giunti alla fine, non ringraziarlo: non serve. Digli solo quanto sia stato importante, per te, conoscerlo meglio e più profondamente, cos’hai imparato da questo e cos’ha significato per te. Non devi nemmeno scusarti per averlo offeso od avergli mancato di rispetto in passato: il passato è passato… non rimuginarci su, lascialo là! Piuttosto, abbraccialo e condividi i tuoi veri e più profondi sentimenti per lui. So che potresti trovare questo impossibile da fare, in questo momento, ma se segui questa scaletta, ti verrà quasi automatico farlo.

 

Conclusione

Senza entrare nei dettagli, nei perché e i percome, posso dire che ho avuto un rapporto piuttosto difficile e teso con mia madre fino ai miei 29 anni quando, a seguito del mio primo corso di crescita personale, decisi di dare un taglio a questa situazione, più o meno nel modo che ho appena spiegato.

Non l’ho fatto per lei, ma per egoismo, per liberarmi di un peso che mi stava opprimendo sin dalla mia infanzia. In quell’ora e forse più che parlammo insieme ho avuto modo di conoscerla veramente, quando mi spiegò come anche per lei il nostro rapporto fosse una croce che non riusciva a togliersi dal cuore. Si è aperta completamente a me, dandomi modo di capire quali fossero i veri sentimenti che provava per me.

È stato un momento autenticamente catartico per entrambi che non ha cambiato solamente il rapporto che ho tuttora con lei (che va per i 101 anni!), ma mi ha dato una forza ed una consapevolezza che non credevo possibile.

Per questo, è da idioti farsi del male tenendosi dei rancori verso i nostri genitori. Spesso, nemmeno loro sanno quanto ci amano veramente, ma abbiamo il potere di aiutarli a capirlo… aiutando al contempo noi stessi.

E da lì, tutto cambia.

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