RESILIENZA MENTALE
Un articolo di Alessandro Carli
Il grande guru americano della crescita personale, Tony Robbins, diceva che se continui a fare – diciamo – venti flessioni del braccio con un manubrio da 20 kg. e poi un giorno ne fai una in più, il muscolo del braccio si rafforza non in virtù delle prime venti flessioni, ma di quella singola in più che hai fatto.
Lo sforzo che ti occorre fare per piegare il braccio una sola volta in più attiva la cosiddetta resilienza.
In altre parole, per quanto faticosa possa essere un’attività, finché fai sempre la stessa (quantitativamente e qualitativamente) non aggiungi niente alla tua crescita: è la resilienza, cioè quel nonnulla in più che fai e che ti costringe ad uscire dalla tua area di comfort, a renderti più forte.
La resilienza è dunque la capacità di sostenere lo sforzo che ti occorre per superare i tuoi attuali presunti limiti.
Esiste una resilienza fisica (come quella dell’esempio del manubrio), una resilienza emotiva (la capacità di sostenere uno stress emotivo mai affrontato prima ovvero più a lungo che mai) ed una resilienza mentale.
In questo articolo affronterò solo quest’ultima perché il livello mentale, come per ogni altra circostanza, è la causa prima. Riprendendo l’esempio del manubrio, quando ti ritrovi a fare molta fatica a piegare il braccio (livello fisico), incominci a sentirti a disagio, provi un forte stress ed una voce dentro di te che grida “molla!”(livello emotivo).
Ma perché “molla!”? Perché non “tieni duro!”?
La differenza la fa il nostro cosiddetto dialogo interno, di cui siamo solo parzialmente consapevoli, ed è a questo livello (mentale) che ci giochiamo tutto, poiché ciò che risulta da questo dialogo determinerà il nostro stato emozionale che, a sua volta, c’indurrà ad eseguire una certa azione in un certo modo piuttosto che un altro.
Se il nostro dialogo interno è positivo e costruttivo (“Dài, Alessandro, hai affrontato ben altre sfide e le hai sempre superate. Lo sai che puoi farcela… Tieni duro, ci sei!”), proveremo emozioni motivanti ed esaltanti che, a livello fisico si traduce nel fare qualcosa di mai fatto prima: tutto il processo è orientato alla resilienza, ma parte sempre, necessariamente, dalla mente. Per questo mi soffermo unicamente su questa.
Detto ciò, chiariamo un concetto: la resilienza può tanto… ma non è onnipotente!
Lo sottolineo perché ci sono anche dei fanatici, là fuori, che si spingono ben oltre le loro possibilità, facendo a se stessi danni incalcolabili e spesso non risolvibili. Va bene la resilienza, ma vediamo di non mettere quel minimo di materia grigia in naftalina.
Ecco cosa tenere a mente per usare questa potente risorsa che è la resilienza, senza la quale non potremmo arrivare a niente che valga la pena perseguire nella vita.
- Non confondere “sfida” con “lotta”
Se devi lottare contro qualcuno o qualcosa, la resilienza non ti serve: poiché ne resta in piedi uno solo (metaforicamente parlando), è evidente che entrambe le parti ci metteranno fino all’ultima goccia di energia. Nella lotta conta chi vince; nella sfida conta chi sa mettere in campo le proprie capacità e risorse al meglio delle proprie possibilità.
La sfida è solo con te stesso; la lotta è solo contro qualcosa o qualcun altro.
Non fare, dunque, della sfida una lotta, ma vedila come un’opportunità per assottigliare le tue debolezze e potenziare la tua resilienza, poiché potresti averne bisogno, un giorno, per lottare. - Finalizza i tuoi sforzi
Hai bisogno di rafforzarti, non di sfibrarti e, cosa più importante, impegnati in qualcosa che valga davvero la pena. Se per te è faticoso prendere il telefono per cercare nuovi clienti, imponiti di fare 5 chiamate al giorno, poi 10, quindi 20, ecc. È inutile che tu sprechi tempo a fare le cose che già fai bene o più volentieri: non è in questo modo che rafforzi la tua resilienza, ma nello spingere te stesso ad uscire dalla tua area di comfort. - Sii selettivo nei compiti che ti assegni: ricerca l’efficacia, non il controllo
Spingersi oltre i propri presunti limiti, va bene, ma non significa che lo si debba fare con tutto. Nell’area in cui ritieni di dover maggiormente rafforzare la tua resilienza (lavoro, famiglia, sport, ecc.), non devi sobbarcarti tutti gli oneri, ma solo quelli che ti competono direttamente.
Certo, se sei solo, ti tocca… ma se hai dei collaboratori che possono accollarsi un certo (o più) compito, lascia che se ne occupino loro. Devi perseguire l’efficacia, non cercare di avere più controllo. - Inserisci i tuoi sforzi all’interno di un quadro d’insieme, non di una specifica realizzazione
È un errore finalizzare i tuoi sforzi ad un determinato obiettivo, per quanto importante possa essere. Ricorda che un obiettivo è il mezzo attraverso il quale puoi crescere e se tu scommetti tutto su quello e poi perdi, può essere devastante per la tua autostima e mette a rischio i tuoi futuri progetti. La resilienza non ha niente a che vedere coi tuoi obiettivi, ma tutto con te e, pertanto, devi vederla come un’arma che ti sarà utile per diventare sempre più performante.
Ed in questo consiste il tuo vero successo.
Se hai mai ascoltato la testimonianza di una persona che in molti reputano autorevole, ti renderai conto che la sua è una storia di scommesse con se stessa e di resilienza.
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