SCRITTURA E TRADUZIONE
Un articolo di Cecilia Di Pierro
SCRIVERE O TRADURRE?
Dubbio “Ceciliano”
I dubbi sono fatti per portare certezze
[Per gentile concessione dell’Autrice di “Aforismi combinati e Bischerate di Cecilia”]
Dopo i numerosi Articoli su “Traduzione e Interpretazione” credo di avere esaurito tutti gli argomenti e/o le curiosità relative al mio lavoro.
Saltare però una pubblicazione non mi va, pertanto…
Armatevi di buona pazienza, comprensione e tolleranza e leggete il mio Articolo alternativo, che poi tanto alternativo non è.
BECAUSE…
Tradurre è pur sempre Scrivere!
CURIOSITÁ
Qualche giorno fa, mentre rileggevo degli appunti presi durante una Simultanea online, mi sono fatta una domanda alla quale sono certa che avrete pensato anche voi, almeno una volta: Perché scriviamo?
Non intendo il “perché” tecnico, o il desiderio di pubblicare un libro (anche se forse molte delle persone che leggeranno questo Articolo ci stanno lavorando, o sono in procinto di farlo).
Parlo del motivo recondito, quello che ci induce a “riempire” pagine bianche, file Word, note sul telefono, forse consapevoli che nessuno le leggerà mai.
TRACCE IMPRESSE IN FOGLI
Scriviamo per lasciare una traccia
Gli esseri umani scrivono da millenni.
Prima ancora dei libri, prima ancora che fosse inventato l’inchiostro, l’essere umano ha sentito il bisogno di imprimere la propria orma.
Come?
Con graffiti su pietra, pitture rupestri e tavolette d’argilla che raccontavano la vita quotidiana dei primi uomini.
Poi sono arrivati i poeti e i narratori.
Omero ha cantato le gesta degli eroi.
Dante ha ispirato l’Umanità tutta con la sua Divina Commedia, opera memorabile che celebra la lingua italiana, un documento indelebile nel tempo.
Mo’ c’ cant’ na canzon!
Perché no?
Anche Nonna Rita scriveva i suoi appunti in una piccola agendina che custodisco gelosamente come una “reliquia”.
LOTTA CONTRO IL TEMPO
Talvolta penso che scrivere sia una ‘Lotta contro il tempo”.
Perché?
A prescindere dal mezzo: su una parete di grotta o anche in un libro, scrivere è un modo per documentare la nostra esistenza, il vissuto, celebrare le gesta e quanto abbiamo visto, sentito, o sperimentato.
E in fondo, anche oggi, scrivere non è molto diverso. Lo facciamo per lasciare una traccia di noi, per parlare a qualcuno che forse ci leggerà tra dieci, venti o cento anni.
Il fine è sempre lo stesso: scriviamo per raccontare ciò che sentiamo e ciò che ci succede.
A CHE COSA PENSIAMO QUANDO SCRIVIAMO?
Penso, a tale proposito, ai geroglifici egizi: sono stati tra le prime forme di scrittura della storia, nati oltre 5.000 anni fa. Ogni simbolo rappresentava un suono, un oggetto o un’idea, e insieme raccontavano storie di faraoni, dei e battaglie.
Pensarci esplica su di me un certo effetto: da queste incisioni su pietra, passando per tavolette d’argilla, pergamene e manoscritti medievali, si sono avvicendate storie di popoli e culture, fino ad arrivare ai libri che leggiamo e scriviamo oggi.
Il mio dubbio, o meglio, la mia domanda, è: che cosa ci spinge a trasformare un’idea in uno scritto, un saggio, o un libro?
Da “Scrittrice” amatoriale, anche come Traduttrice professionale, mi sono spesso confrontata con autori di varia estrazione e formazione.
Ciò che è emerso è quanto segue:
da appunti sparsi, scritti su un libretto per appunti, su un telefono o persino sul retro di uno scontrino, è scaturito un “copione”, la brutta copia di un lungo tema, sviluppato e trasformato poi in un saggio, un trattato, o un libro.
In poche parole: opera d’ingegno.
Se ci osserviamo intorno, nel mondo della Scrittura, ci accorgeremo che è quasi sempre successo così.
ISPIRAZIONE: ORIGINE DELLA SCRITTURA
Alla base di tutto c’è l’ispirazione.
L’ispirazione è un concetto che affascina e spaventa allo stesso tempo. Non è un colpo di genio improvviso come spesso viene raccontata nei film.
Eppure qualcuno, del calibro di Stephen King, parla dell’ispirazione come “è quando la vita quotidiana incontra la tua immaginazione”.
Elizabeth Gilbert, in Big Magic, la vede come un’entità viva: le idee viaggiano da una mente all’altra, in cerca di un autore disposto ad ascoltarle e trasformarle in qualcosa di concreto.
Interessante anche una descrizione del fenomeno in psicologia: definito incubazione.
La psicologia non è mai stata il mio forte, ma questo concetto m’interessa e mi affascina allo stesso tempo – Il bello della Creatività umana.
Ci sono decine di studi sul tema della creatività, i quali mostrano come le intuizioni migliori arrivino quando la mente è rilassata e non sotto pressione.
Ecco perché tanti scrittori raccontano di aver scritto un libro camminando nel bosco, lavando i piatti o guidando nel traffico, o viaggiando su un treno…come J.K. Rowling.
Chi non conosce J.K Rowling?
Forse sono l’unica, o una delle poche, a non avere visto Harry Potter, ma so chi l’ha scritto.
J.K. Rowling racconta che l’idea per la saga di Harry Potter nacque proprio durante un viaggio in treno tra Manchester e Londra, quando la sua mente, libera da distrazioni, iniziò a riempirsi di personaggi, luoghi, avventure e personaggi fantastici.
Un esempio perfetto di effetto incubazione: quando lasci i pensieri liberi di vagare, le idee migliori arrivano da sole… magari proprio tra una stazione e l’altra, tra una bracciata e l’altra, tra una battuta e una frase seria!
È proprio quanto mi è accaduto in questo periodo di vacanze in Basilicata: una camminata tra i boschi nativi mi ha fornito l’ispirazione giusta, dalla quale scaturisce il presente Articolo.
COME TRASFORMARE L’ISPIRAZIONE IN SCRITTURA?
Ovviamente la mia non vuole essere una Guida alla Scrittura, non ne ho la presunzione.
La mia vuole solo essere un excursus su come io trasformo le idee, le esperienze, le sensazioni e le emozioni in “due righe”.
L’ispirazione, da sola, non basta mai.
Diciamo che è una condizione necessaria, ma non sufficiente per scrivere.
Se è vero che scriviamo per lasciare una traccia, il motivo conduttore non è solo l’ispirazione, ma la volontà, combinata, ovviamente, con buone conoscenze della propria lingua, chiarezza d’idee e, soprattutto, umiltà e consapevolezza dei propri limiti.
Qualcuno diceva: “L’ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro”.
Era un grande Artista: Pablo Picasso.
A dire il vero: non mi piace come Pittore, ma apprezzo la sua massima.
Perché?
Riferito alla Scrittura, aspettare il momento perfetto, la frase giusta, o la scena completa, è il modo più sicuro per non scrivere mai.
In realtà, l’ispirazione è timida: si avvicina solo a chi le apre la porta ogni giorno, anche senza invito.
Per questo gli scrittori esperti parlano spesso di disciplina.
VARIABILI E COSTANTI
In questi anni, dopo numerosi libri letti, e qualche “Bischerata” scritta e pubblicata, ho raccolto alcune “costanti”. Qualche piccola regola (o lezione se vogliamo) di condotta per riuscire a scrivere e a raccontarsi, con o senza l’ispirazione.
Vorrei condividerle con voi.
- Non aspettate la perfezione: le prime bozze possono sembrare caotiche, ma sono le basi, i rudimenti di ogni scritto.
- Pensateci: quando avete imparato a camminare, i vostri passi non erano perfetti. Solo che, da bambini, non abbiamo paura di sbagliare. Dovremmo sforzarci di ritrovare quell’atteggiamento spontaneo e, se vogliamo, incosciente, ma autentico.
- Scrivete ogni giorno, anche poche righe: la costanza crea un terreno fertile per le idee, molto più dell’ispirazione occasionale. Una cosa che ha funzionato con me, ad esempio, quando ho scritto “Rosso Lucano – Storia Personale” è stato darmi un tempo per scrivere. Mi sono presa un impegno con me stessa, senza alibi. Ogni giorno pensavo e ripensavo ai miei trascorsi e li annotavo in un foglio, tra le note del cellulare, o in un foglio Word se ero in ufficio.
- Lasciate che le idee sedimentino: camminare, cucinare o guidare permette alla mente di lavorare in silenzio.
- Non abbiate paura dell’ozio: spesso è una “benedizione” per la creatività. Capisco perché sono creativa. “Un tu fai nulla”: mi dice qualche fiorentino scherzando. È Ozio tanto, ma scrivo altrettanto!
- Raccogliete ogni idea: dei pensieri non si butta via niente. Siete in fila al supermercato e vi viene in mente un’idea? Trascrivetela immediatamente. La memoria è volatile.
- Portatevi dietro un blocchetto o, semplicemente, usate le note del cellulare. Trascrivete ogni idea, anche se vi sembra stupida. Dalle “Bisherate” nascono i capolavori.
DALLE NOTE, PASSANDO DAGLI SFONDONI PER DIVENTARE CAPOLAVORI
Da una serie di note, su “sfondoni”, o semplici battute, sono scaturiti capolavori: i miei Aforismi e le mie Bischerate, evolutesi in Ceciliate. Quello che è una “Bischerata” per i più, è un capolavoro per l’Autore.
Non lasciatevi intimorire dai giudizi della gente.
Un invito per tutti.
Se avete una storia da raccontare, un’idea che vi frulla per la testa da troppo tempo, o semplicemente la curiosità di vedere dove vi porta la scrittura… questo è il momento di iniziare.
A posto, via!
Come dal blocco di partenza in una gara di nuoto.
In altri termini: non serve aspettare l’ispirazione perfetta. Bastano dieci minuti al giorno, un quaderno e la voglia di mettere nero su bianco, anche solo un pensiero.
Non aspettate la Musa, perché più l’aspetterete, più tarderà ad arrivare.
Fate come me…
Non ho mai aspettato la Musa.
Scrivo Bischerate.
Una Bischerata al giorno rende varia la vita e aiuta a diffondere Cultura autentica.
In Autenticità Originalità.
Alla prossima storia e buon fine settimana!
Rendiamo il mondo migliore grazie alla Scrittura.
Da
Interprete e Traduttrice a Scrittrice: bastano poche lettere.
UN ARTICOLO DI