Secondo Mandato presidenziale di Trump: possibili scenari nelle relazioni Italia- Usa
Un articolo di Davide Crisci
Buon 2025 a tutti !
Ritorno con piacere a condividere i miei contributi nella Community EVE con una serie di riflessioni che questa volta non toccano tematiche “tecniche” dell’Import Export; mi perdonerete per questo.
L’insediamento di Trump in uno scenario politico-economico come quello attuale rappresenta però una tentazione troppo forte per non tentare di avventurarmi in terreni non consueti rispetto alla mia programmazione editoriale; ovviamente, le mie riflessioni prescindono completamente da idee, scelte e gusti politici personali.
Con l’insediamento della nuova amministrazione Trump, l’Italia potrebbe trovarsi ad affrontare una serie di sfide in ambito commerciale, difensivo e geopolitico che molti analisti considerano ancora delle incognite.
In primo luogo, l’Italia, che vanta un forte surplus commerciale con gli Stati Uniti, potrebbe, da un lato, subire l’impatto delle politiche protezionistiche previste da Trump, in particolare l’imposizione di dazi su alcuni settori chiave dell’economia italiana, come quelli del Made in Italy. Questo potrebbe ridurre la competitività delle esportazioni italiane negli Stati Uniti, creando difficoltà soprattutto per le piccole e medie imprese, che dipendono fortemente dal mercato americano.
Dall’altro, i buoni rapporti che la nostra premier ha saputo creare sia con l’ex presidente Biden che con l’attuale – sulla base di una comune visione nazionalistica e di contrasto all’immigrazione – potrebbe addirittura condurci ad una posizione di partner privilegiato degli Usa, specie se il nostro paese dovesse rimanere escluso dalla annunciata politica dei dazi di Trump.
Tuttavia, anche questo ultimo scenario, positivo da un punto di vista commerciale, nasconde delle insidie dal punto di vista geopolitico, e addirittura l’approccio bilaterale che caratterizza la politica estera di Trump potrebbe mettere l’Italia in una posizione difficile; questo perché un eventuale rafforzamento delle relazioni dirette con l’Italia potrebbe entrare in contrasto con la tradizionale spinta multilaterale dell’Unione Europea. L’Italia dovrebbe bilanciare le sue relazioni con gli Stati Uniti, cercando di non compromettere l’unità dell’UE e di evitare la marginalizzazione delle politiche comuni europee. Questo scenario potrebbe creare tensioni tra le alleanze transatlantiche e le dinamiche internazionali più ampie. Per beneficiare di questa nuova “relazione speciale” con gli Stati Uniti, l’Italia dovrà gestire con grande attenzione questi temi. Un approccio equilibrato, che preservi la solidità dei legami con Washington senza compromettere il ruolo strategico dell’Italia nell’Unione Europea, sarà fondamentale per navigare con successo il futuro geopolitico del Paese, evitando di trovarsi in una posizione di subalternità o di isolamento rispetto ai partner europei.
Sul fronte della difesa, gli Stati Uniti hanno storicamente esercitato pressioni sugli alleati della NATO affinché aumentassero il loro contributo alle spese militari. Trump, in particolare, ha sollecitato gli alleati a raggiungere la soglia del 5% del PIL, un obiettivo ben al di sopra dell’attuale impegno italiano, che è sotto il 2%. L’Italia potrebbe trovarsi quindi sotto forte pressione per incrementare il suo finanziamento alle forze armate, ma le difficoltà a soddisfare questa richiesta potrebbero derivare sia dalle limitazioni di bilancio interne che dai vincoli imposti dalla politica economica dell’Unione Europea, che rendono complicata l’adozione di un simile aumento delle spese.
Quali che siano gli scenari che si configureranno nel prossimo futuro, mia modesta opinione è che, al di là del colore e dell’ideologia politica, qualsiasi posizione associ il nazionalismo ad una spinta “protezionistica” ed “isolazionistica”, non potrà che avere un forte effetto “recessivo” ed involutivo per l’intero equilibrio geopolitico globale, con conseguenze deleterie in ogni aspetto delle relazioni internazionali.