Si sta perdendo l’umanità nel business?
Un articolo di Ana M. Alvarez
Mi ha fatto un grande effetto ascoltare le parole di una ex manager di una multinazionale, delusa da quel mondo dopo oltre 25 anni di brillante carriera. Mi raccontava di come avesse assistito a licenziamenti decisi guardando semplicemente dei fogli Excel. I numeri erano calati, non erano più soggetti redditizi e quella era l’unica cosa che contava. Nessuno si era preso il tempo di capire cosa ci fosse dietro quei numeri, nessuno aveva guardato i volti e le storie delle persone dietro quei dati discendenti. “Si sta perdendo l’umanità”, mi ha detto. Ed è stato uno dei motivi per cui ha deciso di cambiare radicalmente vita e tornare in Italia.
Quella frase (“si sta perdendo l’umanità”) mi ha colpito molto. Ci rimuginavo nel week end mentre accudivo alla mia Zenobia, la più anziana delle mie asinelle (ha almeno 26 anni e oramai è delicata di salute…E’ lei la bellezza della foto). Per qualche strana associazione d’idee (in tanti mi hanno chiesto molte volte chi me lo fa fare tenere degli asini), mi sono resa conto di quanto accudire una somarella vecchietta, con tutti i suoi acciacchi, non sia affatto “redditizio”. Eppure, lei è con me da oltre 17 anni… la amo e fra di noi c’è un legame che va oltre qualsiasi logica di profitto. È un atto di cura, di rispetto per il tempo passato insieme e per ciò che Zenobia rappresenta nella mia vita, per tutto quello che lei ha regalato a me e alla nostra famiglia.
Come dicevo, per associazione d’idee e “deformazione professionale”, mi sono chiesta: si sta davvero perdendo l’umanità nel business? Siamo arrivati al punto in cui una persona è solo un numero in un database, un risultato su una tabella, una questione di profitto economico?
Diciamo che il panorama non appare dei più rosei… le notizie che leggiamo sembrano fantascienza (a volte horror! )e non si fa che parlare dell’intelligenza artificiale che avanza e nelle imprese, le decisioni sembrano sempre più guidate esclusivamente da dati, algoritmi e profitti… la paura di perdere l’elemento umano è in effetti reale.
Diamoci una svegliata. Le persone non sono macchine (grazie al cielo!); valutano, decidono, e agiscono tenendo conto non solo dei numeri, ma anche delle emozioni, delle sensazioni, delle intuizioni. La gestione aziendale non può ridursi a calcoli e statistiche.
Mi piace quella frase di H. Schultz, ex CEO di Starbucks:
“Non siamo nel business del caffè servendo persone, siamo nel business delle persone servendo caffè.”
L’umanità nel business non è solo una questione sentimentale. È il vero valore aggiunto di qualsiasi azienda. È ciò che permette di creare legami autentici con clienti e dipendenti, di sviluppare fiducia, e di costruire una reputazione solida.
Le aziende che mantengono un approccio umano nel loro modo di operare non solo sopravvivono, ma prosperano, perché comprendono che le persone sono la linfa vitale di qualsiasi attività. Senza umanità, un’azienda diventa sterile, s’imbruttisce e si stagna incapace di ispirare, di innovare e di adattarsi con successo a tutti questi cambiamenti in atto… così grandi, così veloci, così sfidanti.
L’umanità si manifesta nell’attenzione ai bisogni veri delle persone, nella capacità di riconoscere il loro valore al di là dei risultati immediati, del tornaconto del momento. È quel qualcosa che trasforma il lavoro in un’esperienza condivisa, fatta di collaborazione, crescita e senso di appartenenza. Senza questo, le aziende rischiano di diventare macchine fredde, prive di anima e di visione. Ma quando l’umanità è al centro, l’impresa diventa una forza viva, in grado di generare impatto positivo, per sé e per chi vi è coinvolto.
Le aziende nascono da e per le persone. È l’umanità che rende importante un’azienda, che la distingue. Si possono costruire macchine efficienti per fare i calcoli, per eseguire compiti ripetitivi, ma guai a noi se togliamo l’umanità dal nostro modo di relazionarci, di fare impresa.
Cos’è allora l’umanità nel business? È la capacità di vedere oltre i numeri. È sapere che dietro un “dato negativo” c’è una storia, una persona, un vissuto. È prendersi cura delle persone con responsabilità, dedicare attenzione e tempo per ascoltare, capire e, soprattutto, essere presenti.
L’umanità è ciò che ci rende capaci di progredire, di costruire qualcosa che abbia senso vero e profondo. L’Umanità è nelle mani dell’umanità , e questa consapevolezza è fondamentale. Non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo.

