Tra “regole” e “valori” vince…?
Un articolo di Alessandro Carli
Non è sempre facile capire sulla base di cosa prendiamo le nostre decisioni più importanti.
È bene capire che non è tanto l’importanza della decisione in sé a fare la differenza, ma la modalità che usiamo per prenderla.
Prima di addentrarmi nel tema voglio calarti in un certo scenario per aiutarti a metterti in contatto con la modalità che tu usi per prendere le tue decisioni.
Non è che una sia meglio di un’altra, ma sapere quali siano le basi sulle quali le persone decidono può aiutarci a capire come funziona la loro (e nostra!) testa ed evitare così dei conflitti che sarebbero di fatto inutili e sterili
Lo scenario
Un ricco imprenditore e la sua più fidata assistente decidono di fare una crociera con un’imbarcazione di piccola taglia che teneva una trentina di passeggeri al massimo, tra turisti ed equipaggio.
Vengono sorpresi da una forte tempesta che li fa naufragare su un isola deserta. Non tutti si salvano, ma una buona metà sì, tra cui anche l’imprenditore e l’assistente.
Non essendo riusciti a lanciare un SOS, nessuno sapeva se fossero ancora vivi e men che meno dove si trovassero, per cui passarono diverse settimane sull’isola.
L’imprenditore aveva già la sue età, non stava benissimo di salute, e sapeva che non gli sarebbe rimasto molto da vivere se non fosse stato soccorso al più presto.
Temendo di non farcela, decide di trasmettere alla sua assistente le sue ultime volontà, chiedendole di distribuire il suo non trascurabile patrimonio in un certo modo.
L’imprenditore amava molto la musica e dedicava buona parte del suo tempo libero a suonare in una banda/orchestrina della cittadina in cui viveva. Pertanto, chiese alla donna che un importo non indifferente della sua eredità venisse destinato all’associazione che gestiva questa banda.
La donna, seppur perplessa su questa decisione, assicurò l’anziano datore di lavoro che avrebbe fatto come le avevo chiesto.
Alla fine, l’imprenditore morì pochi giorni prima che i naufraghi venissero infine trovati e messi in salvo.
Tornati a casa, la donna si premurò di espletare le volontà dello scomparso, come promesso, solo che… l’idea di dare tutti quei soldi ad una banda musicale che, per quanto lodevole fosse la passione dei suonatori, non meritava tutta quell’attenzione considerando che ci sono molte persone la cui sofferenza avrebbe potuto essere almeno alleviata grazie a quei soldi, proprio non riusciva a mandarla giù.
Ed infatti, alla fine decide di mentire dichiarando che la volontà del vecchio era quella di destinare quei soldi ad un’opera di bene.
Domanda: consideri moralmente lecita questa decisione? Dopotutto, avrebbe anche potuto tenersi per sé, quei soldi, se fosse stata disonesta, no?
Se vuoi rendere la cosa più interessante, scrivi la tua risposta nei commenti PRIMA di continuare a leggere, spiegando anche perché proprio quella, e nel caso tu fossi d’accordo con l’assistente, cosa giustificherebbe la sua decisione di venire meno alle ultime volontà di una persona a cui lei era comunque molto legata e che aveva sempre rispettato.
Regole e valori
In effetti, si tratta di due paradigmi che impattano pesantemente sulle decisioni che prendiamo, almeno quelle più importanti, e sono: il primato delle Regole sui Valori ed il primato dei Valori sulle Regole.
Primato delle Regole sui Valori – Se hai scelto di rispettare le volontà del vecchio anche se ritieni con tutto il tuo cuore che sarebbero stati spesi meglio per altre cause, questo è il tuo paradigma. Per te il rispetto delle regole e delle convenzioni è un valore assoluto, anche laddove i tuoi valori di fondo ti spingessero in tutt’altra direzione. Sei certamente una persona degna di fiducia, una su cui contare e su cui fare cieco affidamento, ma il rischio è quello di diventare troppo autoreferenziale, di preoccuparti più di come vuoi che le persone ti considerino (anche se non necessariamente per autocelebrarti). Per quel che serve, dico subito che anch’io ricadrei in questa “categoria”.
Primato dei Valori sulle Regole – Se hai scelto di non aderire alle volontà dell’anziano imprenditore, ritenendo in tutta onestà che sia più importante alleviare le sofferenze delle persone che non su cose che ritieni “futili”, significa che il tuo sistema di valori è il tuo assoluto riferimento. Questo paradigma è certamente quello più seguito da un leader “naturale” poiché tende ad essere meno influenzato dalle opinioni altrui, ragion per cui anche in questo caso il rischio di autoreferenzialità è molto alto, in quanto si antepongono i propri valori su quelli altrui: essere un leader naturale non significa automaticamente essere un buon leader.
Parlare della differenza tra questi due paradigmi è come parlare della differenza tra uomini e donne: non è che uno sia meglio dell’altro(a), ma solo due visioni alternative della realtà con cui è necessario fare i conti.
Lo scopo dell’articolo è semplicemente quello di far sapere che esistono queste due visioni delle cose e che quando ci si scontra con qualcuno è spesso perché ognuno sta inchiodato sulle sue posizioni paradigmatiche che sono inconciliabili con quelle dell’altro.
Conclusione
Le diversità, soprattutto se duali ed opposte, hanno lo scopo di consentirci di allargare la nostra prospettiva sul mondo e, così facendo, di abbassare i conflitti e di moltiplicare le opportunità a nostra disposizione.
I due paradigmi presi in esame sono piuttosto “estremi” nella loro posizione e questo non aiuta di certo, ma proprio per questo motivo possono arricchirci significativamente qualora si accettasse di comprenderli meglio e di usarli per creare relazioni più solide e profonde.
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Sono un po’ perplessa.
Essere fedeli alla parola data significa “rispettare regole e convenzioni”?
Aderire alle (ultime) volontà di una persona significa “rispettare regole e convenzioni”?
La lealtà non è forse un valore?
Non riesco a vedere due semplici paradigmi discordanti, in questo esempio, quanto la scelta di operare in maniera etica (leale) o non etica (non leale), perché tradire la fiducia (addirittura, come nel caso del racconto, di una persona in situazione di impotenza) per me non è un valore, è mancanza di etica.
Non seguirei un leader con questa visione delle cose.