“VOGLIO CAMBIARE IL MONDO!”
Un articolo di Alessandro Carli
Nelle cripte dell’Abbazia di Westminster appare questa scritta:
Quando ero giovane e libero
E la mia fantasia non aveva limiti
Sognavo di cambiare il mondo.
Diventando più maturo e più saggio
Ho scoperto che il mondo non cambia,
Così ho accorciato il tiro
E ho deciso di cambiare il mio paese.
Ma nemmeno quello cambiò.
Andando avanti con gli anni,
In un ultimo disperato tentativo,
Ho pensato di cambiare soltanto la mia famiglia,
Le persone a me più vicine e care
Ma purtroppo, non ne vollero sapere.
Ed ora che giaccio sul mio letto di morte,
Ho finalmente capito:
Se solo avessi cambiato innanzitutto me stesso,
Il mio esempio avrebbe indotto la mia famiglia a cambiare;
E con la loro ispirazione ed incoraggiamento,
Avrei potuto migliorare il mio paese…
E chissà…?
Avrei anche potuto cambiare il mondo.
Chi può dire che il mondo non sia cambiato nel corso dei secoli e dei millenni?
Non lo si può certo negare e, guarda caso, è cambiato tanto più velocemente quanto più esso si è “rimpicciolito”, cioè quanto più aumentavano gli scambi, soprattutto culturali, veicolati dal commercio e conseguenti ad esso, tra paesi che fino a pochi decenni prima sembravano essere separati da spazi siderali.
Ho la mia età, come si dice, ma ricordo bene i tempi in cui quando si parlava di andare in Cina era come oggi parlare di andare su Marte. In così poco tempo è cambiato tutto e se si considera che il progresso – tecnologico o di altro tipo – accelera sempre di più, ipotizzare dove saremo tra anche soli trent’anni è un esercizio quasi impossibile.
Questo per dire che non c’è bisogno di nessuno che ci ricordi che il mondo va cambiato, poiché il mondo ce la fa benissimo da solo a cambiare… e alla grande!
Il punto non è questo, il punto è chiedersi se sta andando nella direzione che vogliamo.
Tutto il mondo è paese
Voler cambiare il mondo non è soltanto un desiderio legittimo… e non è nemmeno soltanto doveroso: è la nostra missione e, per questo motivo, dobbiamo assicurarci che tale cambiamento segua un percorso virtuoso dove si possa vedere un effettivo miglioramento di una condizione umana che coinvolga tutti i popoli.
Non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che viviamo in un sistema vivo che interagisce con centinaia di altri sistemi secondo rigidissime leggi, tra cui quella dell’Equilibrio. Essendo i sistemi naturali “aperti” per natura (possono essere “chiusi”, cioè separati gli uni dagli altri, solo artificialmente), essi operano in regime di omeostasi, per cui tutto ciò che è incluso in tali sistemi sottosta alle stesse identiche condizioni, in perfetto equilibrio; d’altra parte, una qualsiasi variazione in una qualsiasi parte del sistema comporta uno squilibrio temporaneo che mette lo stesso in subbuglio finché non ritrova un nuovo assetto.
Il nostro mondo è stato separato in blocchi politici ed economici artificialmente chiusi fino a non molto tempo fa e quello che succedeva in uno di tali blocchi non si ripercuoteva più di tanto sugli altri.
Oggi è molto diverso e, come vediamo, c’è ormai ben poco di ciò che succede anche nell’angolo più remoto del nostro pianeta che non ci coinvolga… e piaccia o meno, sarà sempre più così.
Non tutto ciò che puzza è cacca
I più pessimisti potrebbero sentirsi legittimati a pensare che ci siamo infilati in un buco da cui non potremo più uscire. In realtà, era inevitabile.
I tempi che stiamo vivendo oggi sono esattamente quelli a cui eravamo destinati sin dall’inizio. In questa situazione, le crisi si faranno sempre più frequenti, profonde e pericolose.
Possiamo paragonare una crisi ad un temporale che, come sappiamo, è dovuto al fatto che un fronte caldo, carico di energia, si scontra con un fronte più freddo, che ha meno energia, e quanto più ampio è il divario di energia tra i due fronti, tanto più forte sarà il temporale.
Allo stesso modo, quanto più i sistemi si aprono fra loro, consentendo un scambio importante di “energia” (economica, ad esempio, dove la ricchezza è il fronte caldo e la povertà quello freddo), tanto più le crisi si fanno pesanti, perniciose e girarci intorno non farà altro che rafforzarle.
È impossibile evitare questo processo, ma se lo si guida con la dovuta consapevolezza ed accortezza, possiamo perfino accompagnarlo col minimo disagio, poiché se è vero che non tutto ciò che luccica è oro (calma), nemmeno tutto ciò che puzza è cacca (disagio): in effetti, è proprio quest’ultima la cura.
Questo vale per tutte le crisi, non solo quelle macro. Nella coppia, in famiglia, sul lavoro, nel sociale… laddove c’è uno scontro c’è sicuramente una qualche forma di disparità in termini di energia: economica, psicologica, valoriale, di status, ecc. che va sanata elevando il livello di colui/lei o ciò che si trova in deficit – mai abbassando quello dell’altro!
Mi è capitato in passato d’interagire con coppie che si trovavano in crisi perché uno dei due componenti non si sentiva all’altezza delle altrui aspettative e con l’altro/a che contribuiva inconsapevolmente ad alimentare quella situazione di distacco, creando un profondo squilibrio nella coppia. Solo dopo aver intrapreso un percorso di crescita personale, dove la parte debole ha preso maggiore coscienza della sua forza e delle sue potenzialità, elevandosi di livello, la crisi si è risolta.
Un altro esempio è quello della migrazione e senza addentrarmi nei particolari di questo fenomeno, o prendere una posizione, è certamente e sistemicamente più efficace una politica di aiuto dei paesi d’origine, vera e fattiva, che non l’emigrazione: intanto perché essa è sempre una costrizione e non c’è nessuno che voglia veramente lasciare il suo paese d’origine… te lo dice un figlio d’immigrati (in Canada, nel 1957); e poi perché all’interno di un sistema globale che si è aperto, si mantiene una diversità di condizioni (diverse energie) al proprio interno che ne altera gli equilibri, alimentando stati di crisi permanenti: non è sostenibile! Soltanto aiutando i paesi meno abbienti a crescere (elevarsi), quindi avvicinandoli a quelli più ricchi, si riduce sempre di più il gap “energetico” all’interno del sistema, riducendo e mitigando notevolmente le crisi.
Conclusione
Provare il desiderio di cambiare il mondo è una pulsione naturale e giusta. È piuttosto sul modo in cui lo s’intende fare a sollevare qualche perplessità.
Non succederà mai senza pagare un prezzo personale e sperando o perfino pretendendo che ci pensino gli altri.
Il mondo non cambia con ridicole manifestazioni, spesso manipolate, che partono da un livello di consapevolezza pari a zero o aspettando che qualcuno si decida a fare qualcosa in proposito (cambiamento dall’alto), bensì partendo da se stessi, sviluppando e rendendo sempre più forte quel desiderio… fino al punto da indurci ad agire, elevando sempre di più il tiro, fino a sentire di essere un tutt’uno col mondo (cambiamento dal basso).
Così lo si cambia.
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Su Alessandro
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