WRITING COACHING. MA Il CERVELLO DA CHE PARTE STA?
Un articolo di Mariangela Ottaviani
La risposta più ovvia sarebbe che sta sempre dalla nostra parte.
A lui ci rivolgiamo quando dobbiamo risolvere un problema, uscire indenni da una situazione scomoda o da un evento che ci destabilizza.
Non crediamo però che il cervello sia sempre dalla nostra parte, pronto a schierarsi in nome del nostro bene.
Sarebbe più corretto affermare che è sempre dalla “sua” parte.
Si, è proprio questo il problema.
Di fronte alle grandi sfide, ai necessari cambiamenti, così come alle questioni universali di bene o di male, il cervello sceglierebbe sempre l’atteggiamento che gli comporta il minor sforzo.
Tutto per non uscire da quello spazio di cui ormai si sente parte e al quale non vuole rinunciare.
Io non definirei questo il nostro bene.
Trovo che il nostro bene ci aspetti spesso fuori dal contesto al quale ci siamo abituati, e che per raggiungerlo sia necessario scegliere di attivare quella parte di cervello deputata a queste azioni.
Ma come costringere il cervello a “fare qualcosa”?
Come indurlo a quel cambio di rotta che sappiamo essere nelle sue possibilità?
Come convincerlo della necessità di riprendere il giusto sentiero nonostante tutte le conseguenze che ne deriveranno?
Io partirei utilizzando la scrittura, ma non una qualsiasi, del tipo “fai da te”.
Ricordiamoci che dall’altra parte c’è un cervello – il nostro – da considerare come la “controparte”.
Dobbiamo argomentare le nostre scelte come se dovessimo convincere una platea.
Sì, perché saranno molte le voci che la mente chiamerà in sua difesa.
Cosa fare in questi casi?
La decisione migliore rimane quella di affidarsi a un professionista – un Writer Coach – che ci guidi nel trasferire
- le nostre motivazioni,
- i nostri desideri,
- i princìpi che ci guidano,
in azioni utili al cambiamento.
La scrittura introspettiva può rappresentare la risposta.
Ti starai chiedendo il motivo.
Perché è una pratica che potrai eseguire rispettando i tuoi tempi, senza alcuna forzatura.
Ma non voglio che tu mi creda sulla parola.
Ti offro qualche spunto di riflessione, per dimostrare – anche ai più scettici – che, nonostante ci stiamo addentrando in un ambito emozionale, le ragioni sono più che mai concrete.
A questo proposito riprenderemo concetti di autori di fama mondiale e ci accorgeremo che parlare di scrittura introspettiva significa calare quegli stessi concetti all’interno di una pratica che non richiede altro se non la nostra presenza.
La scrittura rappresenta uno strumento di consapevolezza.
Permette di esplorare le nostre convinzioni limitanti: quei pensieri che ci trattengono nel comfort del nostro “habitat” mentale.
Timothy Gallwey – autore del libro Il gioco interiore del Tennis – Lit Ed. S.r.l. – 2013 – sostiene che il vero ostacolo non è l’ambiente esterno, ma la voce interiore che ci vuole convincerci che non possiamo cambiare, e lo comunica attraverso una frase molto potente:
“…è la partita che si gioca per superare le abitudini della mente che ci impedisce di raggiungere una performance eccellente”.
Non vorrai accettare passivamente questa situazione per tutta la vita?
Sono molto importanti anche le parole di Mihály Csíkszentmihályi a proposito del concetto di “flow” esposto nell’omonimo libro (Flow – Psicologia dell’esperienza ottimale – Roi Ed. S.r.l. – 2021):
“Quando un’esperienza porta in sé la sua ricompensa, la vita ha una giustificazione proprio nel presente e non è più l’ostaggio di un ipotetico vantaggio futuro”.
La scrittura introspettiva può essere un mezzo per raggiungere questo stato:
Scrivere con consapevolezza ci aiuta a
- riconoscere quando ci troviamo bloccati in rigidi schemi di pensiero,
- rompere le barriere che ci impediscono di progredire,
- avvicinarci a uno stato di profonda concentrazione in cui il cambiamento diventa possibile e naturale.
A questo punto non possiamo ignorare un altro concetto spesso chiamato in causa.
Si tratta della capacità di riconoscere e gestire gli effetti delle emozioni.
Daniel Goleman – autore del libro Intelligenza Emotiva – Ed. BUR Rizzoli, 2021 – esprime un concetto che risuona come un monito:
“l’autoconsapevolezza delle proprie emozioni è l’elemento costruttivo essenziale di un altro aspetto dell’intelligenza emotiva, ossia la capacità di liberarsi di uno stato d’animo negativo”.
Ecco perché non ho avuto dubbi nel decidere di utilizzare la scrittura per
- scoprire e identificare le nostre emozioni, spesso nascoste dietro le scelte abitudinarie,
- riformulare i nostri pensieri,
- sviluppare la determinazione necessaria per intraprendere nuove strade.
Potrei aggiungere altri contributi attingendo dalla PNL e dai metamodelli della nostra mente, ossia le strutture profonde del nostro pensiero.
Ti accorgeresti di come l’uso di domande specifiche nella scrittura – quelle che come Writer Coach ti potrò rivolgere – possano favorire l’esplorazione delle convinzioni di base e l’identificazione delle risorse interne, già presenti, necessarie per il cambiamento.
Hai ancora qualche dubbio riguardo il fatto che la scrittura possa davvero rappresentare uno strumento potente per esplorare ciò che ci tiene bloccati nel nostro “habitat” mentale?
Io credo di no.
Si tratta solo di superare l’inerzia iniziale e di attivare le capacità cognitive ed emotive che ognuno di noi possiede.
Sarà una bella decisione.
Ma non vorrai precluderti questa possibilità, vero?