Al dialogo abbiamo sostituito il comunicato.

In questi giorni  mi è capitato di rileggere alcuni passi del libro “La Peste” di A. Camus, riscoprendo l’attualità di alcuni temi espressi nel libro oltre al fatto che il titolo è tutto un programma con la pandemia ancora in corso.

L’autore racconta la storia della città di Orano colpita dalla peste negli anni ’40 e per questo posta in quarantena con ordine perentorio imposto da Parigi (allora l’Algeria era ancora territorio francese)

La città di Orano diventa il palcoscenico ed il vetrino da esperimento per le passioni di un umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l’edonismo di chi non crede alle astrazioni, ma neppure è capace di “essere felice da solo”, il semplicce sentimento del proprio dovere sono i protagonisti dellla vicenda; l’indifferenza, il panico , lo spirito burocratico e l’egoismo gretto gli alleati del morbo.

Insomma ci sono tutti gli ingredienti perché questo romanzo sia attuale nonostante sia stato scritto più di 70 anni fa, eppure in esso si trovano elementi che rivisti alla luce dei giorni nostri ci aiutano a riflettere soprattutto sul piano della comunicazione.

 

Ed è proprio la negazione della comunicazione che ci permette di comprenderne meglio le caratteristiche.

Prima di tutto c’è da notare una distinzione fra informazione strettamente connessa al suo supporto come ad esempio le lettere, ma anche giornali riviste libri ed una comunicazione che non ha bisogno di supporto tipo il telefono od il telegramma (oggi sarebbero mail, chat…)

 

Essendoci un blocco dei traffici in entrata ed in uscita sia per le persone che per le cose e non essendo l’informazione separabile dal suo supporto (la carta da lettera), la posta viene bloccata.

 

Dopo qualche tempo anche il telefono viene bloccato perché provoca assembramenti alle cabine e sovraccarico di linee. Rimane solo il telegramma. Così siamo con facilità portati a comprendere lo sdoppiamento della comunicazione sincrona/asincrona. Quella del telefono è sincrona, cioè in contemporanea tra gli interlocutori. Quella del telegramma è asincrona: il momento in cui si scrive non corrisponde a quello in cui qualcuno legge. In termini contemporanei ad esempio la chat è comunicazione sincrona, mentre la mail è asincrona.

 

La qualità della comunicazione

Parlare del linguaggio del telegramma permette a Camus di passare al secondo punto: la qualità della comunicazione. Camus mette in evidenza come tale mezzo obblighi alla standardizzazione delle frasi, sino al laconico “Noi tutti bene. A presto”. E fin qui niente di male, se non si assistesse ad una sorta di assuefazione a tali messaggi per cui le persone cominciano anche a dialogare così fra di loro usando formule stereotipe, unica eccezione il signor Grand che impiega il tempo libero per cercare le parole rendano perfettamente quello che ha in mente qualcosa che di per sé sia capace di evocare, di rappresentare, di rendere visibile le immagini che gli affollano la mente. Insomma la corrispondenza non cessa solo fra le persone, ma anche fra le parole e le cose, tra la narrazione e la realtà, tra la mappa e il territorio. Insomma A. Camus aveva già avvertito un problema nella comunicazione sociale riportandolo in questo libro.

 

Più tardi Camus (nel libro “La caduta”) scriverà che:

 

Bisogna pure che qualcuno parli per ultimo. Altrimenti a ogni ragione se ne può opporre un’altra: non si finirebbe più. Invece, il potere tronca tutto… Al dialogo abbiamo sostituito il comunicato…

Anticipa di circa 40 anni testi come The Cluetrain Manifesto dove si critica in maniera netta la comunicazione delle corporate improntata sul Top-down e che non lasciano spazio al dialogo.

 

Conclusioni

Chiudo con due perle presenti nel libro

 

  • La prima: La nascita di un giornale denominato “La peste” che apparentemente ha la missione di aggiornare le persone con notizie in proposito alla pandemia e di unirle per combatterla. In realtà è un’intuizione commerciale per vendere rimedi di dubbia validità per combattere il morbo, che è poi la vera fonte del guadagno del giornale. Potenza del mondo dei media e del marketing, che si adatta in modo immediato e camaleontico alle situazioni.
  • La seconda:  il personaggio del giornalista Rambert capitato per caso in città e rimastovi bloccato per la peste. Dopo molti tentativi inutili di essere autorizzato ad abbandonare Orano per tornare in Francia dalla moglie, proprio quando ha incontrato un’organizzazione malavitosa che si occupa delle fughe, rinuncia al suo desiderio iniziale e rimane in città. Un monito affinchè anche nell’informazione esistono scelte etiche molto diverse. Non sono cambiate molto le cose da allora…

#dareprimadichiedere

#apintoflinkedin