DOLORE E PIACERE: LE NOSTRE GUIDE INTERIORI

Un articolo di Alessandro Carli

 

Come facciamo a sapere di trovarci sulla strada giusta o di fare la scelta giusta o di desiderare la cosa giusta o di pensare nel modo giusto, ecc.?

Il più delle volte, non è possibile saperlo, soprattutto se non ci siamo mai trovati nella situazione in cui ci scopriamo a porci queste domande e, men che meno, se cerchiamo di venirne a capo con il solo ragionamento.

Occorre scendere più in profondità ed ascoltarci ad un livello più “basico”, dove albergano le nostre sensazioni: la mente può sviarci, ma mai ciò che proviamo.

È il motivo per cui la maggior parte delle persone cerca sempre di “intellettualizzare” le sensazioni negative (partendo da un banale disagio fino ad un dolore vero e proprio) dando loro una spiegazione di comodo che, in quanto tale, quasi mai corrisponde alla realtà. In questo modo, si limitano a narcotizzare quelle sensazioni senza cercare di capire cosa le abbia provocate, poiché questo significherebbe andare a toccare delle corde che si preferiscono ignorare.

E il più delle volte, quando non si riesce più a gestire questo “gioco” in autonomia, si ricorre agli psicofarmaci: non proprio una grande strategia!

 

CAPIRE IL DOLORE E IL PIACERE

Dolore e piacere – mi riferisco a quelli emozionali, morali e spirituali, non a quelli strettamente fisici che hanno tutt’altri scopo e modalità – non hanno niente a che vedere con ciò che succede là fuori, non sono la conseguenza di ciò che accade esternamente, ma internamente: gli stessi eventi producono in ogni individuo reazioni diverse.

Per dirla in altro modo, gli eventi esterni sono essenzialmente “neutri”, cioè non descrivono ciò che accade là fuori, ma da come interpretiamo ciò che accade ci danno modo di capire come siamo strutturati internamente.

Quando una persona esclama che questo mondo fa schifo, non sta descrivendo il mondo là fuori, anche se è ciò che crede di fare, ma solo come lo sta vivendo sulla base dei suoi sistemi di credo e di valori.

Questa è un’ottima notizia perché significa che possiamo cambiare il modo in cui viviamo la nostra realtà cambiando i “filtri” attraverso i quali la percepiamo. Pertanto, proviamo piacere quando viviamo come desiderabile ciò che percepiamo, ovvero proviamo dolore quando lo viviamo in modo indesiderabile.

E cos’è che determina ciò che per noi è desiderabile o meno? I nostri sistemi di credo e di valori.

Supponiamo che tu ed un tuo collega veniate interpellati da un vostro superiore perché è successo qualcosa di spiacevole a causa di una vostra disattenzione. E non siete soli, perché in quella stanza c’è anche un alieno invisibile, inviato sulla terra per studiare come siamo fatti noi terrestri.

Il tuo collega crede che il vostro capo sia un inetto (convinzione) e sente molto forte il valore del rispetto; mentre tu, al contrario, ritieni che il capo sia una persona capace ed è per te importante il valore dell’onestà, anche nella sua forma più diretta.

Nel suo ufficio, il capo si rivolge a voi in modo piuttosto energico, sebbene non offensivo, perché ciò che è successo ha comportato un certo danno all’azienda. Come la prende il tuo collega? Vedrà confermato ciò che ha sempre pensato del capo, cioè che è un presuntuoso arrogante e che non avrebbe dovuto permettersi di rivolgersi a voi in quel modo (cioè con quella mancanza di rispetto). Tu, al contrario, pur dispiaciuto per la lavata di testa, ne hai tratto una lezione ed hai apprezzato il fatto che, comunque, il capo è stato franco, certamente severo, ma in alcun modo ingiurioso nei vostri confronti. Come dovrebbe essere e fare un leader.

E l’alieno? Lui ha solo osservato e, non avendo un sistema di credo e di valori come il nostro, è solo rimasto stupito di come, davanti ad uno stesso stimolo, due individui abbiano reagito in modo così diverso.

 

GESTIRE IL DOLORE E IL PIACERE

Quindi, la domanda è: poiché possiamo scegliere come rapportarci con gli eventi esterni, perché troppo spesso scegliamo di interpretarli nel modo per noi più penalizzante e doloroso possibile?

Intanto, dobbiamo essere consapevoli di queste dinamiche: finché non usciamo dalle spire dei sistemi di credo e di valori che si formano e si modificano in continuazione e che determinano a priori quali saranno le nostre risposte agli accadimenti esterni, difficilmente potremo avere un qualche controllo su ciò che ci accade, come per il collega nell’esempio.

A seguire, è poi necessario capire in che modo intervenire su tali sistemi affinché lavorino per noi.

In linea di massima, quanto più numerose e rigide sono le condizioni che ci poniamo per provare piacere, tanto più difficile sarà per noi raggiungere quello stato; al contrario, quanto più limitate e flessibili sono tali condizioni, tanto più facile sarà raggiungerlo. Normalmente, queste condizioni vengono “impostate” inconsciamente, ma una volta preso atto del meccanismo, è possibile intervenire consapevolmente.

Ad esempio, se per aumentare le mie possibilità di avere rapporti interpersonali piacevoli ed appaganti con gli altri mi pongo condizioni quali: dev’essere persone gentili (ci sta), educate (anche), con uno spiccato senso dell’umorismo (okayyy…), di origine romagnola (hm…), alte tra 1,70 e 1,87 mt. (oddio…), con gli occhi azzurri, aver vinto almeno una medaglia di bronzo alle olimpiadi, vestite elegante e guadagnare almeno 150 mila euro l’anno (mamma…!), quante saranno le mie possibilità di provare piacere con persone che rientrino tassativamente in questi parametri?

E che ne dici di questi parametri: basta che respirino, che sia sinceri e che credano nell’amicizia?

Questo non significa abbassare i nostri standard e accettare cani e porci nelle nostre vite, ma aumentare a priori le possibilità di interagire favorevolmente con gli altri ed avere verso di essi atteggiamenti costruttivi ed aperti. Siamo sempre in tempo a restringere in seguito le maglie.

Felicità e tristezza… Successo e fallimento… Buona o cattiva sorte… Eccellenza o mediocrità… non hanno una vita propria, ma sono tutti definiti da come li filtriamo e viviamo nella nostra mente.

La domanda, quindi, non è come portare più piacere nelle nostre vite, ma come arginare il dolore che noi stessi creiamo con schemi mentali autodistruttivi.

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Alessandro Carli